Il lavoro parte da Enea, come profugo di guerra che parte da Troia in fiamme e affronta il mare fino a giungere sulle rive del nostro paese e fonda la città eterna. Ogni popolo, da sempre, ha avuto bisogno di un mito fondativo e per ripensare profondamente una città serve ripensare e reimmaginare il mito fondativo. Così per fare un lavoro radicale serve partire dalle radici, da Enea e lavorare con i bambini e le bambine sui miti della grecia antica.

Così l'opera ha fatto sperimentare ai piccoli protagonisti la realizzazione di maschere di metallo. Ovviamente le maschere sono lo strumento fondamentale del teatro, servono ad “essere altro” a impersonificare l'altrove e le diverse figure. Un altro elemento fondamentale è il rapporto con il metallo, materiale poco conosciuto dai ragazzi come strumento creativo. Un materiale che viene percepito come immutevole. Ovviamente il risultato rimanda alla celeberrima maschera di Agamennone.